Domenica sera alle ore 19, il chitarrista cosentino sarà ospite dell’Associazione “Antonio Vivaldi”di Sapri per un concerto che spazierà dal ‘500 classico alla musica contemporanea
Sarà la chitarra lo strumento protagonista del secondo evento dicembrino del cartellone dell’Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri, presieduta dalle pianiste Alessandra Maresca e Mariacristina Branda. Simbolo di arte, tradizione e popolarità, la chitarra ha travalicato con disinvoltura culture, stili e sensibilità diverse, testimoniando l’inquietudine individuale e collettiva del Novecento: è forse, nelle sue infinite varianti, lo strumento più diffuso del secolo.
La sospensione tra linguaggio colto e popolare costituisce il tratto saliente del suo fascino e di una longevità millenaria. È stata l’icona della contestazione giovanile della beat generation, mentre nelle mani di Segovia e di pochi altri virtuosi è entrata poi d’autorità nelle più austere sale da concerto del mondo.
Domani sera, alle ore 19, i riflettori della Sala concerti dell’associazione si accenderanno sul chitarrista cosentino Davide Micieli , il quale inizierà il suo rècital con la Canciòn del Emperador, composta da Luys de Narvaez, concepita in uno stile caratterizzato dall’estrema varietà della tessitura, nei ritmi, nei tempi e nell’uso della linea melodica.
Seguirà Canarios una delle gemme dell’opera di Gaspar Sanz, un brano allegro e solare che alterna vivaci accordi arpeggiati a motivi di danza scanditi in ritmo ternario, tratto da un’opera didattica, l’ “Instrucciòn de Musica sobre la Guitarra Espanola”, pubblicata a Saragozza nel 1674. E siamo ad Heitor Villa Lobos con il suo Hommage a Bach racchiuso nel Preludio n°3 , di grande difficoltà interpretativa, che ha da staccarsi dai romanticismi fuori luogo, e che richiede una comprensione dell’autore, ad oggi ancora molto stentata. L’autore, infatti, vede in Bach una vasta e ricca fonte di folklore, profondamente radicata nella musica popolare di tutti i paesi del mondo: in tal modo il genio tedesco diventa mediatore tra le razze e questa pagina resta un simbolo dell’assunto estetico di Villa Lobos. Si passerà, poi all’ Estudio Sencillo n°17 di Leo Brouwer, che racchiude tutte le spezie dell’ “isola” nella e della musica, Cuba, un’isola che è abituata a ricevere, ad accogliere l’elemento straniero e ad assorbirlo, fino a trasformarlo in qualcosa di proprio. Piccolo Portrait di Dilermando Reis con tre brani “Tempo de Criança”, “Una valsa e dois amores” e “Xodo da Baiana”. Ancora armonie e ritmi brasiliani con “Sons de carrilhoes” di Joao Pernambuco, un torrente sanguigno in cui si riversa la musica amerindia e fluisce un po’ dappertutto, oggi, mischiato a tanti altri componenti, in molte vene del Vecchio e del Nuovo Mondo, prima di passare al celeberrimo “Tico Tico no fubà” di Zequina de Abreu..
Continua l’incursione nella musica leggera di Davide miceli con “Mood for a day” di Steve Howe, chitarrista degli Yes, una pagina questa datata 2003, che simboleggia un punto di svolta nella sua composizione, influenzata dal flamenco. Si continuerà con “Sunburst” di Andrew York, un’opera dalla fresca e comunicativa inventiva, prima di chiudere la serata con la virtuosistica “Rochtypicovin” del chitarrista francese Philippe Cauvin, che infiammerà il pubblico in sala.
Olga Chieffi
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