Domenica sera, il giovane flautista in duo con il pianista Paolo Barbone, sarà ospite del cartellone dell’Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri
Sarà il flauto traverso lo strumento a cui sarà dedicata questa domenica musicale dell’Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri, presieduta da Angela Maresca e Maria Cristina Branda, La ribalta sarà tutta per il flautista Catello Coppola e per il pianista Paolo Barbone che inizierà il proprio programma con l’ “Introduzione e Variazioni” in Mi Minore op.160, sul tema del Lied “Trockne Blumen”, composte da Franz Schubert nel 1824 per il flautista Ferdinand Bogner. Questa pagina, come tutte le opere schubertiane concepite con precisi intenti virtuosistici, presenta al suo interno non poche contraddizioni. Si direbbe quasi, leggendo questa composizione, che Schubert abbia voluto in qualche modo esercitare una velata forma di critica contro la tradizione frivola del tema variato, amatissimo in quell’epoca in tutta l’Europa musicale, scegliendo a bella posta tematiche di inconsueta severità. L’ Introduzione, Andante è in mi minore, cioè nella stessa tonalità del tema che sarà poi sottoposto a sette variazioni; è un’introduzione drammatica, dall’andamento di marcia funebre. Compare, poi, il tema, desunto dal diciottesimo Lied, “Trockne Blumen”, del ciclo “Die schone Mullerin”, terminato qualche mese prima. Questo Lied è una delle pagine più sconsolate e tragiche di tutto il ciclo, e la sua scelta per un morceau de salon, appare perlomeno singolare. Delle sette variazioni, solo due, la terza e la settima, sono in maggiore; le altre sono tutte in minore, e presentano una ricca gamma di situazioni tecniche e strumentali. E’ il flauto a fare la parte del leone, anche se non mancano gli interventi significativi del pianoforte. Il momento più interessante dell’intera composizione, è costituito dall’ultima variazione, in cui la tensione del tema sembra sciogliersi in una giocosa apoteosi di fanciullesca ingenuità, una marcia per soldatini di piombo, per usare le parole di Brigitte Massin.
Il duo Coppola-Barbone proporrà, poi, una delle gemme più rilucenti della letteratura flautistica, la Sonata di Francis Poulenc. Scritta tra il dicembre del 1956 e il marzo dell'anno successivo, la sonata nasconde dietro la classica vividezza una autentica e sottile libertà formale, che propende con eleganza verso la tenerezza e la malinconia, così da giustificare l'ammirazione di un critico (all'indomani della prima esecuzione a Strasburgo con Rampal al flauto e l'autore al pianoforte) che aveva esclamato: "Un canto continuo, che sorge da una scrittura armonica di costante raffinatezza e che si iscrive nella linea della grande tradizione francese che va da Couperin a Debussy". Questa opera di elegantissima e immediata ispirazione, di impeccabile fattura, connotata dalla leggerezza e dal distacco ironico, da un rarefatto e insieme cospicuo senso del gioco, assume tratti di una ben mascherata tragicità metafisica, che esalterà la capacità di alzarsi in volo del solista e di lasciar correre la melodia in una dimensione che non dovrà più avere alcunché di materico e terrestre. Cresciuto sotto l'influsso delle teorie sulla canzone popolare esposte da Herder, Goethe e i fratelli Grimm, i quali contribuirono alla conoscenza e alla diffusione delle varie letterature autoctone e dialettali, Dvoràk si muove nel grande alveo del folclore romantico, in cui trovano largo spazio le tipiche danze di estrazione panslavica, come il furiant, la polka, il rejdovak, la suosedskà, lo skocnà, l'odzemek slovacco, il kolo serbo e la mazurka polacca.
Anche la Sonatina in sol maggiore op. 100, composta nel 1893 per violino e pianoforte, la cui trascrizione chiuderà la serata, reca una chiara impronta popolaresca in tutti e quattro i movimenti in cui è articolata. Il primo tempo (Allegro risoluto) ha un carattere vivacemente ritmico e non mancano felici spunti melodici inseriti in un contesto armonico quanto mai vario e mutevole. Il successivo Larghetto è in sol minore ed ha un tono malinconico e sofferto. Il flauto si espande in una linea melodica espressiva sorretta nell'episodio centrale "Poco più mosso" in sol maggiore dai morbidi arpeggi del pianoforte. L'atmosfera iniziale viene riproposta e portata a compimento dai due strumenti sino ad un clima dalle sfumate sonorità. Il Molto vivace può definirsi uno Scherzo con trio con tutto quel sapore gustosamente popolaresco che appartiene alla migliore cifra creativa di Dvoràk. Dall'attacco in pianissimo si giunge alla ripresa del tema in maniera forte e accentuata nel ritmo. L'Allegro conclusivo è il più esteso dei quattro. Il primo tema ha un carattere robusto e dai toni sincopati e marcati, come pure il secondo tema, anche se con spirito diverso. Il momento centrale, definito "Molto tranquillo", ha una linea cantabile e intensamente melodica. La ripresa del primo tema è di grande effetto: dopo il pianissimo i due strumenti sono coinvolti in uno "stringendo" di vivace tensione espressiva.
Olga Chieffi
| |