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  • News inserita il 26.02.11

    DOMENICA 27 FEBBRAIO 2011, ALLE ORE 19,00: Zorzet e il romanticismo di Brahms e Schumann



    Il violoncellista si esibirà in coppia con la pianista Helga Pisapia domani alle ore 19, presso la sala concerti dell’Associazione Antonio Vivaldi di Sapri

    Di Olga Chieffi
    Il violoncellista Tullio Zorzet, accompagnato dalla pianista Helga Pisapia, saranno i protagonisti del prossimo appuntamento domenicale dell’Associazione “Antonio Vivaldi”di Sapri. Nell’abituale cornice dell’ auditorium delle Scuole Elementari “J.F.Kennedy”, alle ore 19 di domani, il pubblico saprese potrà calarsi nell’atmosfera interamente romantica che il duo creerà, eseguendo musiche di Johannes Brahms e Robert Schumann. Si inizierà con sei lieder di Brahms, il n°2 dell’op.86, “Feldeinsamkeit”, caratterizzato da quel gruppetto, in orginale scandito dalla voce, e dall’ampia frase melodica appoggiata su pedali armonici, grazie alle magiche oscillazioni degli accordi-sospiri, “Wie Melodien”, che apre l’op.105, in cui si coglie l’attenzione verso un’armoniosa omogeneità nei contenuti che dispiega il canto verso inusuali intervalli e singolari modulazioni; la “Sapphische ode”, il n° 4 dell’op.94, esaltata da un’ineguagliabile nobiltà del canto, sostenuto da accordi sincopati del pianoforte, prima di evocare la celeberrima ninna-nanna, il Wiegenlied dell’op.49, intriso di dolcezza schubertiana in ritmo ternario su di un pedale costituito da poche note, sincopate eppur estremamente rassicuranti. Il piccolo florilegio liederistico, verrà concluso dal “Liebestreu”, che inaugura l’op.3, una pagina che si segnala per la sua forma musicale poco comune, una composizione intermedia tra il Lied a strofe ripetute e il poema musicale, e il “, Minnelied”, una miniatura di disarmante semplicità che chiude l’op.71, cullata dalla dolce altalena del ritmo ¾, resa opaca dal pedale, impreziosita dalla vigile ricerca armonica, che vi è abilmente sottesa. Si proseguirà con le tre romanze op. 94 di Robert Schumann, dedicate in origine all’oboe, pensate come regalo di Natale per la moglie Clara, che ascolteremo in una trascrizione per cello, simbolo nel clima della Hausmusik, tanto in voga nel primo ottocento. Sono pagine di grande raffinatezza in cui si fondono un tocco di malinconia, la docezza infantile cullante e la rassegnazione. Il portrait di Robert Schumann verrà ultimato con un pezzo di raro ascolto, l’ Adagio e Allegro op.70, datato 1849. In origine composto per corno e piano, ma Schumann stesso ne aveva previsto un'esecuzione ad libitum per oboe, violino o violoncello, tanto che nel 1850 Clara la eseguì all'Hotel Saxe di Dresda con al violino Franz Schubert. Dopo questo prima parte di serata dedicata alle trascrizioni, si passerà alla sonata op.99 in Fa Maggiore composta da Johannes Brahms nel 1886. Notevoli i punti di forza riconosciuti a questa pagina:innanzitutto un atteggiamento sobrio e introverso, di grande fascino e autorità, poi, l’attenzione al sottile equilibrio timbrico delle due voci, trattate con pari dignità, un linguaggio di sicura innovazione, impostato sull’allusione, sul riferimento, il rimando, l’accennato, il doppio piano di comunicazione. L’emozione c’è tutta ma è racchiusa in un guscio compatto che la rende ancora più intensa a chi la sappia cogliere. Quattro i movimenti che compongono la sonata a cominciare da un Allegro vivace, strutturato in forma sonata a tre temi, senza particolari sorprese nella conduzione. Ancor più grande il carisma dell’Adagio affettuoso che punta su di una vena lirica indiscutibilmente brahmsiana, mista di melanconia e dolcezza, mentre sempre caratteristico della natura del nostro autore è l’Allegro che segue, Allegro-Scherzo in cui si apprezza la particolare intensità espressiva del pianoforte, il passo eroico e gagliardo del violoncello, gli scambi dialettici tra i due interlocutori. L’allegro conclusivo, in forma di Rondò, è un brano composto di getto, conciso, libero nella condotta. Il tema deve il suo profilo semplice e franco ad un’aria popolare, “Ich hab mich ergeben”, anche se sotto un’immagine di schietto buon umore si nascondono finissimi dettagli e ceselli da miniaturista. Robustezza d’impianto e libertà di fantasia ritornano in quest’ultima pagina, un gustoso alternarsi di pizzicati e glissandi e altre diavolerie seducenti che strapperanno l’applauso del pubblico in sala.
    Olga Chieffi

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