Il violinista Veaceslav Quadrini
Il giovane violinista figlio d’arte di Natalia Ceaicovschi, sarà ospite domenica sera del cartellone dell’Associazione “A.Vivaldi” di Sapri
Di Olga Chieffi
Programma affascinante e intrigante quello proposto domenica 29 gennaio, dalla direzione artistica dell’ Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri, presieduta da Alessandra Maresca, che presenterà nell’abituale cornice della sala concerti, del sodalizio, alle ore 19, un recital violinistico nel quale lo strumento, considerato fra i più espressivi dopo la voce umana, viene presentato nella sue potenzialità con un repertorio in cui i linguaggi e le esplorazioni tecniche si confronteranno con le più significative pagine della letteratura per violino solo, partendo da Bach, per molti “la musica” incarnata nell’umano, passando per Kreisler, eccellente violinista, autore di piacevolissimi brani, sino al canto puro di Eugene Ysaye, per chiudere con Paganini, il diabolico innovatore. Protagonista della serata sarà il ventiduenne Veaceslav Quadrini Ceaicovschi, figlio d’arte della madre Natalia, concertista e docente dello storico conservatorio moscovita, il quale principierà il programma con la sonata in sol minore per violino solo BWV 1001, forse la più conosciuta anche dal pubblico meno esperto fra le composizioni bachiane. Tutto ciò che l’ascoltatore si aspetta da una composizione barocca e bachiana in particolare, si ritrova al suo interno: la capacità di creare la magia polifonica in una frase singola, il rigore della fuga, il rilassante andamento della siciliana, la scorrevolezza inarrestabile dei tempi veloci. Le opere di Bach, tuttavia, emergono per il proprio fascino, dato dalla capacità di dimostrare uno splendore sapientemente misurato dal punto di vista compositivo, dosato da un autore particolarmente conscio delle possibilità tecniche degli strumenti e affascinato da quanto la musica coeva andava producendo seguendo modelli ben precisi: tutto ciò, assieme ad un sottile gusto per il virtuosismo, un po’ spericolato di tradizione italiana che porta ancora oggi, così come nell’asfissiato panorama della Köthen del primo ventennio del Settecento, una ventata di raffinata ed unica freschezza. Accattivante e ricco di colori, seguirà, il “Recitativo e Scherzo Capriccio” op 6 di Fritz Kreisler, dedicato nel 1911 al virtuoso belga Eugene Ysaÿe, “le maitre et l’ami,” il maestro e l’amico. La prima parte “Recitativo e Scherzo” è contrassegnata dalla indicazione “Lento con espressione” e vede susseguirsi brevi enunciati melodici, partendo dalle note più gravi per inerpicarsi sul registro acuto in un susseguirsi di suggerimenti sempre più fitti. Il “Capriccio” frenetico e brillante, è, invece, un pirotecnico trionfo di note. Il violinista proporrà, poi, la Sonata n. 3 in re minore di Eugène Ysaye, più nota con l’appellativo di “Ballade”,che appartiene al gruppo delle Sei Sonate per violino solo op. 27 del 1924. Essa rappresenta una sintesi tra gli attributi del virtuosismo e la profondità del pensiero musicale, nelle quali l’autore fa convergere componenti tecniche, estetiche ed anche simboliche. La pagina è dedicata a George Enescu ed in essa possiamo cogliere il cromatismo, un’accentuata ricerca timbrica ed una polifonia unita ad una buona invenzione melodica, che concilia quella discrepanza tra virtuoso e compositore, venutasi a creare col nascere del concertismo divistico dell’Ottocento. “Dopo Paganini nessuno ha dato un contributo simile al repertorio del violino”, amava affermare David Oistrakh e il finale della serata sarà, infatti, dedicato a Niccolò Paganini con due dei suoi 24 Capriccci, costituenti il vertice di tutta la produzione musicale paganiniana, il lascito compositivo più geniale del violinista genovese, opere che si collocano in una dimensione particolarissima e affatto personale per la loro capacità di trasmutare significati, stilemi e tecniche tradizionali in fenomeni nuovi, inauditi, sorprendenti. Ascolteremo il Capriccio n. 20 in re maggiore, in cui ricorre in Allegretto un procedimento pastorale e imitativo (la terza corda fatta risuonare a vuoto con sopra un caratteristico disegno melodico il tutto a mo' di zampogna natalizia ) prima di un Minore mediano di contrasto ritmico. Il violino va davvero oltre e diventa una sorta di “metaviolino”, in particolare nel n. 24 in la minore, che concluderà il concerto, considerato anche il più complesso, composto nello stile del “tema con variazioni”, la cui melodia viene esposta riproponendo praticamente tutte le difficoltà tecniche presentate nei precedenti ventitré capricci.
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